Lui & Lei
Confessioni di una porca illuminata


15.05.2025 |
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"E in quella notte, lontani da tutto, vicini solo all’essenziale, fecero l’amore..."
Parte I – Nudi a BellagioIl battello aveva appena lasciato la riva, e Bellagio si stendeva davanti a loro, quieta e vibrante come una promessa mantenuta. Le luci dei lampioni si riflettevano nell’acqua immobile, e l’aria aveva quel profumo unico di lago e primavera.
Angelo e Giada camminavano fianco a fianco sul lungolago. Nessuno dei due parlava troppo. C’era quella tensione sospesa tra due persone che si conoscono da poco, ma si intuiscono da sempre. Non era la prima volta che si vedevano, ma quella sera aveva un sapore diverso. Più lento. Più vero.
Si fermarono su una panchina di pietra, di fronte al silenzio del lago. Lei strinse le spalle nel giubbotto di pelle. Lui le offrì la sua felpa. Giada accettò, ma non per il freddo.
«Qui sembra tutto fermo, come se il tempo avesse paura di rovinare qualcosa», disse lei.
Angelo annuì, poi la guardò. Non con lo sguardo di chi desidera un corpo, ma con quello di chi vorrebbe entrare in un’anima.
«È facile togliersi i vestiti, Giada. La gente lo fa continuamente. Ma lasciarti vedere per davvero… quello è il vero essere nudi.»
Lei lo fissò, come se quelle parole le avessero tolto un peso dalle spalle.
«Allora spogliamoci», disse. «Ma non la pelle. Il resto.»
Camminarono fino a un piccolo B&B con vista sul lago. La stanza era semplice, ma bastava. Si sedettero sul letto, vestiti, senza sfiorarsi.
Angelo parlò per primo. Raccontò delle sue insicurezze, del modo in cui ogni volta si sentiva di troppo, anche quando veniva cercato. Della paura di non saper amare nel modo giusto.
Giada si aprì a sua volta. Parlò delle notti in cui l’ansia la svegliava senza motivo. Di quell’ex che le aveva insegnato a dubitare di ogni carezza. Della voglia di cedere, ma anche del terrore di diventare trasparente per chi diceva di amarla.
Non c’erano lacrime. Solo parole nude. Crude. Necessarie.
Poi, nel silenzio che seguì, lui le prese la mano. Niente di erotico. Solo una presa reale, viva. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero così a lungo, ascoltando il respiro del lago e il battito dell’altro.
«Nessuno mi ha mai vista così», sussurrò Giada.
«Forse è la prima volta che mi vedo anch’io», rispose Angelo.
E in quella notte, lontani da tutto, vicini solo all’essenziale, fecero l’amore.
Non nel modo in cui i corpi si cercano, ma come due anime che si riconoscono.
Nudi. Finalmente.
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Parte II – Giada la porca
Bellagio dormiva, cullata dal respiro lento del lago. Le barche erano ferme, il vento aveva smesso di soffiare, e nella stanza al secondo piano, Angelo fissava Giada come se la stesse vedendo per la prima volta.
Fino a un’ora prima, lei era stata tutta pudore e parole profonde. Ma ora qualcosa era cambiato.
«Lo senti anche tu?» aveva sussurrato lei, seduta sulle sue gambe, ancora vestita ma con gli occhi accesi.
«Sento tutto, Giada. Ma non so ancora chi sei, davvero.»
Lei si sollevò e si sfilò la maglietta. Niente reggiseno. Solo pelle e cuore.
«Vuoi davvero vedermi? Allora guardami.»
C’era fame nei suoi occhi. Fame di verità, ma anche di godimento.
«Io sono quella che geme forte, quella che si bagna mentre racconta i suoi dolori. Quella che si inginocchia e ti guarda mentre ti prende tutto. Sono porca, Angelo. Ma non sono vuota.»
Angelo le abbassò i jeans, rivelando un perizoma nero.
«Non sei porca. Sei viva.»
La spinse sul letto. La spogliò baciando ogni insicurezza. Giada non chiese permesso. Lo prese in bocca con foga, lo accarezzava con la lingua come se fosse suo. Poi si voltò e si mise a quattro zampe, pronta, aperta.
«Fammi tua, ma non lasciarmi andare.»
E lui la prese. Colpi profondi, veri. Lei godeva, gridava, rideva.
«Più mi scopi, più mi salvo.»
Quando i loro corpi crollarono uno sull’altro, non c’era più distinzione tra peccato e verità.
Solo la certezza di essersi trovati. Parte III – La notte del peccato universale
Il campanile batteva mezzanotte, lento. Nella stanza, Giada era in piedi davanti allo specchio, nuda, il corpo segnato da morsi e liquidi. Lo sguardo era lucido. La bocca ancora sporca di lui.
«Stasera non sono tua. Stasera sono di tutto ciò che abbiamo represso», disse.
«Stasera sono il peccato universale.»
Angelo la guardava dal letto, nudo anche lui, il petto che si sollevava lento, ancora stordito. Ma quello che vedeva non era solo un corpo: era un’epifania.
«Non voglio possederti. Voglio perdermi con te», sussurrò.
Giada si voltò. I capelli scomposti le cadevano sulle spalle come una mantella sacra. Si avvicinò camminando scalza sul pavimento di legno, e si inginocchiò. Ma non era sottomissione: era scelta.
«Fammi bestemmia, Angelo. Ma fallo con fede.»
Lui si sollevò e le prese il volto tra le mani, poi scese lungo il suo corpo, baciando ginocchia, cosce, ventre. Lei si aprì lentamente, come se fosse un rito. Quando la sua lingua la toccò, Giada si inarcò all’indietro, offrendo tutto, senza difese.
«Toccami come se stessi pregando», disse, tra un respiro e l’altro.
La sua voce era un lamento e una dichiarazione. Ogni gemito era un’invocazione. Ogni movimento, un’offerta.
Quando Angelo si alzò, era cambiato anche lui. Le entrò dentro piano, poi forte, poi ancora più forte, come se volesse abitare ogni parte di lei. Lei non smetteva di parlare, parole sconnesse, erotiche e mistiche:
«Scopami come se stessi dicendo il mio nome a Dio… Non fermarti… Dimmi che sono la tua salvezza…»
Lo facevano contro lo specchio, contro il muro, sul pavimento. Sudore e saliva, carne e anima.
Nel culmine, gridarono insieme, ma non era un semplice orgasmo.
Era una liberazione.
Una rinascita.
Dopo, rimasero sdraiati uno accanto all’altra, tremanti, nudi davvero. Senza più niente da dire.
Solo una frase, sussurrata da Giada con un filo di voce:
«Non mi hai salvata, Angelo. Mi hai fatta santa.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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